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La Pasqua dell'Architetto

La Santa Settimana vista con gli occhi di un Architetto



Come molti di voi sapranno, o possono vagamente immaginare, soprattutto voi amici e parenti di questo essere sovrannaturale, la Pasqua dell’Architetto è sicuramente differente rispetto a qualsiasi altra Pasqua vissuta da un Avvocato, Commercialista o, mi duole dirlo, da un Ingegnere.

A sua volta, è leggermente intuibile che la Pasqua dell’Architetto stessa è diversa da tutte le altre Sante Festività, perché la dilatazione temporale di tale occasione pasquale, compresa tra il “paio di giorni” e “l’intera settimana”, rende incerto anche il più resiliente tra noi: si instilla quel senso di incertezza esistenziale che oscilla tra “oggi giuro che chiudo lo studio prima” e “ma no, devo assolutamente consegnare tutto prima della mezzanotte di sabato sera”.


Vi spiego nello specifico come si evolve la nostra Settimana Santa, o Santa Settimana, a seconda dei casi disperati:

GIOVEDI SANTO:

In questa giornata dedita dai comuni mortali ai Santi Sepolcri, l’Architetto è ancora nel suo studiolo, con la fidata compagnia di quell’ansia birichina di salvare ogni 10 minuti quel maledetto file, carico di blocchi arredi in formato CAD.

Se poi ci ritroviamo nel caso di studi associati, si assiste alla vera disfatta psicologica dell’Architetto, il quale assiste inerme alla partenza per il mare o la montagna dell’avvocato della stanza accanto, mentre il suo commercialista chiude le ultime scartoffie con una mano, impugnando saldamente nell’altra quello zainetto in vista del viaggetto organizzato 3 mesi prima.

Il Giovedì Santo dell’Architetto prosegue fino al solito orario inoltrato e, poco prima di spegnere il pc, l’ultimo suo pensiero è controllare le previsioni meteo dei prossimi giorni, mentre sullo schermo del pc viene sparato un tutorial su come si esegue la danza della pioggia.

Perché noi architetti siamo così, dolcemente previdenti.

VENERDÌ SANTO:

L’architetto prosegue regolarmente la sua routine professionale, dirigendosi a lavoro come sempre, promettendosi di chiudere i lavori appesi degli ultimi giorni ed evitare con scatto felino gli imprevisti di cantiere.

E poi arriva quella telefonata, lo squillo del telefono assume una sfumatura horror alla “Dario Argento levate proprio”: è il fabbro che chiede un ulteriore esecutivo in scala reale di quella pensilina in ferro…”entro oggi Architè”.

L’Architetto rimane basito, vorrebbe imparare a memoria tutti gli onomastici dei 365 giorni del calendario, ma non lo fa per rispetto alla festa religiosa.

Si concentra allora nel mantenere un tono gioioso, urlando pure un sincero “Buona Pasqua ‘u mest!”, già immaginando le ore 21 del Venerdì Santo tra disegni di bulloni ed improbabili IPE120.

Che supereroi, questi Architetti!

SABATO SANTO:

Finalmente il week end è arrivato.

Le aspettative sono alle stelle, finalmente zero preoccupazioni.

L’architetto vorrebbe starsene tranquillo, dormire fino alle 11.30 e concedersi un brunch in stile English, ma l’abitudinarietà di questo essere notturno lo desta dalle braccia di Morfeo già dalle 7.30, portandolo a guardare il soffitto della sua cameretta, manco fosse la volta della Cappella Sistina.

Il resto della mattinata scorre veloce in casa e l’architetto si trascina da una camera all’altra sospirando un “ho dimenticato cosa stavo facendo” o “perché sono entrato in cucina?”.

Che esseri stravaganti siamo.

Nel pomeriggio, il cervello dell’architetto si illumina d’immenso e improvvisamente ricorda che non ha ancora preso l’uovo di Pasqua per il suo amato partner (tutti esseri candidati presto alla santificazione, diciamolo).

Ed eccolo lì che corre al primo supermercato che trova per farsi perdonare, un paio di slalom tra la nonna che mette nel carrello il macinato di carne per la bolognese di domenica e il bimbo che si improvvisa spider man per prendere i pandistelle ed il gioco è fatto: tutto quello che riesce a trovare, però, è un uovo, marca discount del Medio Oriente, in offerta a 3.99€, andrà bene uguale pensa.

Che esseri straordinari, gli architetti.

DOMENICA DI PASQUA:

È finalmente Pasqua e l’obiettivo primario che salta in mente all’architetto è uno ed uno soltanto: sopravvivere al pranzo coi parenti.

Definirlo pranzo, poi, non sarebbe del tutto corretto: si tratta di una sorta di buco nero galattico, dove il concetto di tempo e spazio vengono meno e i bottoni delle camicie volano come le stelle cadenti nella notte di San Lorenzo.

Dopo un litro di tavernello, un triplo giro di limoncello e aver intravisto due riflessi di se stesso allo specchio, l’Architetto è puntato dalla classica zia di turno e reso protagonista di un lungo dibattito, il quale ha sempre lo stesso triste epilogo: “Allora, quando ti sposi?”.

Con scatto felino, l’architetto svia ogni sospetto di imbarazzo con argomenti aulici, tipo “la pace nel mondo”, mentre astutamente riempie il bicchiere della zia di altro limoncello per stordire il nemico e guadagnarsi 3 minuti di meritata tregua.

Stremato, l’architetto si imbatte poi, quasi per caso, nel famoso cugino, il quale si improvvisa Renzo Piano per confondere il suo avversario, sperando così in uno sconto del 99,9% per il mega stanzone messo in piedi la notte prima, durante la messa Pasquale, e fatto passare ingenuamente per un banale “vano tecnico”, forse di un palazzetto, pensa l’architetto.

A quel punto della giornata, l’architetto, che prevedeva di dedicare qualche ora delle sue festività pasquali all’attività fisica per rimettersi in forma, si ritrova ingrassato di 2 kg, positivo all’alcool test e con i trigliceridi oltre il limite di guardia (e manca ancora il giorno di Pasquetta).

Il mood di una vita: non ce la posso fare!

LUNEDI DI PASQUETTA:

Il giorno di Pasquetta l’Architetto non può sottrarsi alla tradizionale gita fuori porta. Tradizione puntualmente rinnegata da pioggia, lampi e tuoni che si scatenano imperterriti senza pietà.

Si svolta allora la situazione con l’ennesimo ed eterno pranzo, questa volta con gli amici.

In realtà l’architetto ama stare dietro ai fornelli e, anzi, pensa che questa sia proprio la giornata giusta per sfoderare il suo asso nella manica, ovvero un indicibile primo afrodisiaco, ricetta rubata rigorosamente a Benedetta, per stupire tutti gli amici.

I manicaretti che ne vengono fuori sono un trionfo per gli occhi e una sfida a tutte le leggi di gravità, ovvero improbabili primi che si trasformano in solidi grattacieli newyorkesi, fatti di ravioli al gorgonzola e una misteriosa salsina che funge spudorata da malta, a compattare il tutto.

Finito l’epico pranzo, si procede alla classica passeggiata fatta “per digerire”.

L’architetto, che nei giorni precedenti e per le suddette note vicissitudini non ha avuto né il tempo né la forza per opporsi ad una proposta così incauta, accetta quel che resta del giorno di Pasquetta con rassegnazione.

Ecco allora che trascorre le ultime 6 ore della giornata nel traffico, stretto nel sedile posteriore a cantare a squarciagola l’ultima canzone di Blanco, perdendo le due briciole di dignità rimastegli.

La sera, stremato, l’architetto ha mal di schiena, manco avesse disegnato 12 ore consecutive al tecnigrafo, ed è nervoso come quando l’ispettorato arriva in tempi non sospetti sul cantiere.

Che essere sovrannaturale l'Architetto!

MARTEDI IN ALBIS:

Il Martedì l’architetto si è ricordato di dover finire solo delle inutili relazioni per una consegna da fare per il giorno dopo.

Stanchissimo ed esaurito, crede di vivere un sogno quando alle 9.30 è ancora a letto.

Poi, dal buio della sua cameretta, realizza che l’inconsueta pace è dovuta solo alla batteria del suo cellulare, anch’essa esausta. Ha come un sussulto, istintivo e masochista, che lo porta a cercare il cavo dell’alimentazione, tastando il comodino. Poi, come illuminato da un’improvvisa saggezza ed esaurita ogni forza vitale, affonda la testa a peso morto sul cuscino, regalandosi ancora altri 10 minuti di “vacanza”.


Ebbene sì, sono meravigliosi, questi Architetti.

 

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Autrice dell'articolo:


Semeraro Simona

Architetto | Interior Designer


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